Era l’estate del 1974, le radio trasmettevano ad ogni ora del giorno “E tu” di Claudio Baglioni mentre i telegiornali parlavano quasi esclusivamente delle dimissioni del presidente Nixon in seguito allo scandalo Watergate.
Ad Ascona la vita procedeva lenta come nel resto della valle: gli abitanti, allora una cinquantina, erano indaffarati nel lavoro dei campi e a curare gli animali, i bambini trascorrevano i pomeriggi ai pascoli mentre i villeggianti si godevano il meritato riposo lontani dagli affanni della città. La domenica si andava a Rezzoaglio a vedere i tornei di calcio o a fare una passeggiata sotto ai portici di Santo Stefano. Il problema maggiore era come trascorrere le serate, a quel tempo vi erano solo due canali televisivi che ad Ascona non si riuscivano neppure a vedere. Ci si ritrovava sulla piazza della chiesa, come sempre centro della vita del paese, gli adulti sedevano sui gradini a parlare del più e del meno mentre i bambini giocavano a pallone o a nascondino, tutto questo sino a quando non calavano le tenebre e si doveva fare ritorno a casa dal momento che in paese non esisteva illuminazione pubblica. Era una sera di agosto quando un gruppo di villeggianti cominciò a parlare della necessità di creare un punto di ritrovo per allungare le serate, sedersi intorno a un tavolo a bere un bicchiere o per una bella mangiata, ma anche per organizzare manifestazioni e opere di pubblica utilità per il paese. Per poterlo aprire era necessaria una sede e tra quelle a disposizione la cantina della canonica fu quella che riscosse il maggior numero di consensi, un luogo misterioso e inaccessibile, da sempre chiuso agli occhi dei passanti. Il sedici di agosto, giorno della solennità di San Rocco, una rappresentanza di villeggianti si recò a Villanoce a chiedere all’allora parroco di Ascona, Don Angelo Mariani, che in quel paese risiedeva, la possibilità di affittare i locali, bonificarli e utilizzarli come sede di un circolo ricreativo oltre ad una porzione del giardino per poter installare un campo da bocce e avere uno sfogo esterno. La risposta fu affermativa, a quel punto si potevano cominciare i lavori anzi si dovevano cominciare. Quando si aprirono le porte della cantina, agli occhi dei volontari si presentò uno spettacolo desolante: sporcizia, legna, montagne di terra, addirittura delle bottiglie di vino abbandonate da un prete che aveva prestato la sua opera ad Ascona. Nella piccola sala d’ingresso trovarono un vecchio forno che si decise di mantenere mentre nella sala attigua faceva bella mostra di se una vecchia cucina a muro, di quelle comunemente chiamate “ronfò”, nella sala più grande la quantità maggiore di detriti da portare via. La maggior parte dei volontari erano ragazzi giovani: si andava dai ragazzini di dieci, dodici anni sino ai quarantenni con l’aiuto e la preziosa supervisione di qualche persona più matura. Occorsero diversi giorni per ripulire i locali: i detriti veniva caricati su di una “trassa” trainata da una Fiat Giardinetta e quindi gettati nel Fussou Creosu, un viaggio alla volta i locali furono liberati. Una volta terminate le operazioni di sgombero, nella sala più grande le grosse “ciappe” in pietra del pavimento vennero sostituite da una gettata in cemento dipinta di rosso mentre le sapienti mani di Mario Barattini, per tutti “u Caregaa” intonacarono le pareti e lungo il perimetro venne costruita una grande panca in cemento. Una vecchia credenza ricoperta di tronchi d’albero divenne il primo banco bar che fu posizionato nella saletta d’ingresso dove vi era anche un piccolo lavandino, esattamente di fronte al forno. Malgrado mancassero le licenze e l’affiliazione ad una associazione, si poteva dare vita al circolo del paese. Venne indetta una riunione tra i fondatori: bisognava dare uno statuto alla nascitura organizzazione e soprattutto darle un nome. Fu scelto La Tana, nome decisamente non casuale, perfetto viste le ridotte dimensioni dei locali, un rifugio dove trascorrere le sere di vacanza e i momenti importanti del paese. Grazie alla solidarietà degli abitanti vennero donati tavoli e sedie per arredare i locali, ma anche piatti, bicchieri e posate. A poche settimane dall’apertura venne il giorno della festa della Madonna Addolorata e i tanti pellegrini che a quel tempo venivano in paese ebbero la sorpresa di trovare un locale dove sedersi e scambiare due parole, davanti a un bicchiere di vino o ad un panino. A questo punto l’avventura era cominciata, era nato il primo circolo ricreativo della val d’Aveto. I mesi successivi servirono a dare una struttura organizzativa al circolo: visto che il maggior numero dei fondatori proveniva da Genova, nel capoluogo si svolsero diverse riunioni per programmare gli eventi dell’estate successiva nonché organizzare i festeggiamenti di fine anno con il primo cenone a La Tana. Nel primo inverno di vita venne pure avviata un sottoscrizione per rimpinguare le esangui casse del circolo, raccolta alla quale risposero positivamente i soci della colonia milanese. Tra le tante idee messe in opera vi fu quella di un giornalino, un piccolo ciclostilato dove chiunque poteva scrivere i propri pensieri, chiaramente sul paese: non ebbe lunga vita, ma quattro o cinque numeri videro comunque la luce e si potevano leggere le idee dei paesani, dei villeggianti, dai bambini della scuola elementare a quel tempo ancora aperta agli adulti o al parroco. Una delle prime iniziative dei soci, nel marzo 1975, fu quella di ripulire il terreno alle spalle della chiesa per farne un piccolo parco: l’intenzione era quella di installare delle panchine e dei giochi, ma dopo la bonifica vennero piantati solamente degli abeti e alle buone intenzioni non vi fu alcun seguito. Sempre in quei mesi vennero presi contatti con i proprietari di un piccolo appezzamento di terra appena sopra Pareto chiamato Pozzo: sufficientemente piano e vicino al paese, poteva diventare un campetto di calcio dove far giocare i ragazzini, ma anche il luogo ideale per organizzare una grande scampagnata di gruppo, magari una polenta. Finalmente ritornò l’estate e quella del 1975 fu particolarmente ricca di eventi: i più importanti furono senza dubbio l’avvento del cinema sulla piazza della chiesa, un evento epocale per il paese, la prima polenta sul prato di Pozzo e la partecipazione di una squadra di calcio al torneo di Rezzoaglio oltre a tornei di bocce e carte organizzati nei locali del circolo. La prima pellicola proiettata fu “E lo chiamavano Trinità”, l’operatore era Paolo con l’ausilio di un proiettore preso in prestito dalla parrocchia di Rezzoaglio. Inutile raccontare il successo della pellicola anche se tutti i presenti ricordano ancora l’aria fresca della serata. Nelle settimane successive furono proiettati un cartone per i bambini, Silvestro e una pellicola più impegnativa come Il giorno della civetta. La grande polenta di Pozzo si svolse il 16 agosto a ricordo dell’accordo dell’anno precedente e fu la prima di una lunga serie mai interrotta: gli uomini si occuparono della cottura del prezioso cereale mentre il gentil sesso si occupava del sugo di carne, da allora punto di forza del semplice piatto contadino. Per vivacizzare il pomeriggio di festa, oltre alla classica partita tra scapoli e ammogliati, venne allestito un albero della cuccagna, come era tradizione in molti paesi della valle nelle giornate di festa. La partecipazione della squadra di calcio al torneo di Rezzoaglio rimase invece negli annali per il clamoroso e fantozziano esordio contro la squadra dei Cormorani composta da giocatori che militavano in categorie ai limiti del semiprofessionismo. I 26 goal subiti, a fronte dei due fatti, furono oggetto di sberleffo per le settimane a seguire, ma è vero che nelle partite successive la squadra non demeritò uscendo con una sconfitta di misura ed una vittoria. Nello statuto di fondazione del circolo uno dei propositi dell’organizzazione era quello di svolgere opere a favore del paese: il primo lavoro fu quello di mettere alcuni lampioni lungo le accidentate vie di Ascona in maniera di non cadere o perlomeno vedere dove si mettevano i piedi, un’altra opera fu quella di sistemare la condotta dell’acqua della Fontana Vecchia. In quel primo periodo molte persone misero a disposizione le loro capacità manuali a favore del circolo, ci fu chi costruì le panche in legno per i tavoli del bar, chi prestò la sua opera nella pavimentazione e chi nella preparazione delle serate gastronomiche, come quella dedicata alla pizza. Nella prima estate tra le varie iniziative vi fu quella del doposcuola con i ragazzi più grandi che si prestarono a dare ripetizioni ai più piccoli. Il programma dell’estate 1976 fu sicuramente più ambizioso di quello dell’anno precedente: per rimediare alle sconfitte subite l’estate precedente vennero ingaggiati dei giocatori militanti in squadre dilettantistiche mentre per allietare la sera di Ferragosto vennero reclutati i Canterini della Vecchia Sturla, un popolare gruppo genovese che si esibiva in canzoni folcloristiche. Nel contempo i soci si davano da fare per migliorare gli interni del locale: a malincuore venne abbattuto il vecchio ronfò per aprire un arco e unire le due sale. I proventi delle vendite del bar permisero di acquistare un vero bancone e una macchina da caffè e l’installazione di un telefono a gettoni che venne collocato nelle scale che salivano ai piani superiori allora affittati. Anche per quell’estate proseguì il progetto cinematografico del circolo: le pellicole proiettate furono E continuavano a chiamarlo Trinità, Citty Citty Bang Bang eCorvo Rosso non avrai il mio scalpo. Al torneo di Rezzoaglio la squadra ingaggiata dal circolo fece un ottima figura terminando al secondo posto, sconfitta in finale dalla Gioielleria Dino di Santa Margherita, erede dei Cormorani della precedente edizione. Nella serata dedicata al folclore genovese con la Vecchia Sturla il vero protagonista fu il maltempo con pioggia e freddo ed i Canterini a dir poco stupefatti per il luogo che li ospitava, il palco costruito per accogliere il gruppo genovese si rivelò invece utile il giorno successivo per ospitare i soci per la polenta vista l’impraticabilità del prato di Pozzo. I bidoni per i paioli vennero sistemati accanto al garage dei “Varisti”, il sugo preparato nella cucina della canonica e la distribuzione affidata ai più giovani. L’organizzazione, malgrado l’emergenza, era stata ottima, la macchina de La Tana funzionava ormai a pieno regime. Nel 1977 il circolo terminò il rapporto con l’MCL ed iniziò l’affiliazione alle ACLI, matrimonio che dura ancora oggi. Nel 1978 per lo spettacolo musicale vennero reclutati i canterini della Primavera Folk e altre pellicole vennero proiettate sull’arena della chiesa, tra questeUomo bianco va col tuo Dio e Il computer con le scarpe da tennis. Alla fine degli anni settanta i pochi bambini in età scolare vennero trasferiti nella scuola di Santo Stefano e l’edificio scolastico di Ascona restò vuoto. Il circolo chiese ed ottenne di affittarne i locali per avere a disposizioni nuovi spazi e nuove iniziative. Vennero portato un banco bar, il tavolo da ping pong e organizzate cene e feste tra le quali un famoso pigiama party. Da allora, alle prime estati seguirono altre estati e altri inverni, feste di Capodanno e altre polente, altri tornei, di bocce, di carte, di pallone, vittorie, sconfitte. Nel frattempo sono nati nuovi soci e morti coloro che ebbero la forza e lo spirito di farlo nascere. Si sono succeduti presidenti (pochi), consiglieri (sempre pochi), ma La Tana è andata avanti, per quarant’anni e l’augurio è che possa compierne altrettanti.
estratto dal sito https://silvanoromairone.wordpress.com
Sito ideato e realizzato da Silvano Romairone fotografie di Circolo La Tana, Carmela e Gabriella Barattini, Daniele, Giuseppe e Rita Laneri, Silvano Romairone
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